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Obama prepara il viaggio in Giappone

Barack Obama

Barack Obama

Barack Obama si prepara a visitare il Giappone, ma bisognerà aspettare ancora qualche mese per la visita ufficiale.
Il presidente degli Stati Uniti d’America, infatti, si recherà nel Paese del Sol Levante a metà novembre, dopo aver partecipato al summit dell’Apec, Asia-Pacific Economic Cooperation, che si svolgerà il 14 e il 15 novembre a Singapore.
La notizia della visita di Obama in Giappone è stata diffusa dalla Jiji Press. Il presidente americano si recherà per una visita anche in Cina.

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Robot piloti e robot modelli

Mentre un robot sale in pista, ce n’è un altro che sfila in passerella. IN Giappone non c’è limite all’uso che può essere fatto dei robot. Evolta è un automa che lo scorso anno ha scalato il Grand Canyon, negli Stati Uniti. Quest’anno torna per cercare di compiere una nuova impresa: la più grande distanza percorsa da un veicolo telecomandato. Il robot infatti sarà portato nel circuito di Le Mans per viaggiare senza sosta per 24 ore su un triciclo. Evolta è stato realizzato dalla Panasonic e dispone soltanto di due batterie stilo. Cambiando completamente scenario, si arriva a parlare di robot e moda. MIIM è una modella robot che per la prima volta ha sfilato in passerella indossando gli abiti da sposa della stilista Yumi Katsura.

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64° anniversario della bomba atomica su Hiroshima

Tadatoshi Akiba, sindaco di Hiroshima, in occasione del 64° anniversario del lancio della bomba atomica, ha lanciato un appello alla comunità internazionale a sostenere il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per un mondo senza armi nucleari: “L’abolizione delle armi nucleari ha il sostegno non solo degli hibakusha (i sopravvissuti della bomba atomica), ma anche della maggioranza dei popoli e delle nazioni di questo pianeta. Noi siamo la grande maggioranza del mondo e ci qualifichiamo come Obamaggioranza e chiediamo al resto del mondo di unirsi a noi per eliminare tutte le armi atomiche entro il 2020”. Akiba ha utilizzato lo slogan di Obama, “Yes, we can”. Ad Hiroshima si è svolta una solenne cerimonia per l’anniversario dell’attacco atomico a cui hanno partecipato circa 50.000 persone. Presenti anche alcuni sopravvissuti all’attacco, oltre al premier Taro Aso e ai rappresentanti di circa 60 paesi. Alle 8:15, ora dell’attacco, i partecipanti si sono alzati in piedi e hanno pregato in silenzio.

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Yakuza 3 non in vendita fuori del Giappone

La notizia è di quelle che scontenteranno molti appassionati di videogame: Yakuza 3 non sarà messo in vendita negli Stati Uniti. La notizia è stata diffusa dal sito Examiner.com, secondo i quali il gioco non sarà messo in vendita sul suolo americano. Il sito avrebbe avuto la conferma da un impiegato Sega, secondo il quale le scarse vendite ottenute dai primi due capitoli del gioco avrebbe fatto decidere la casa produttrice di non commercializzare il nuovo gioco in America. E questo potrebbe accadere anche in Europa. Nonostante la diffusione della notizia, non c’è ancora una conferma ufficiale dalla Sega.

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Rebiya Kadeer è arrivata in Giappone

Rebiya Kadeer, leader degli uiguri in esilio, si è recata in Giappone per una visita, che durerà 5 giorni. La notizia del suo arrivo non è piaciuta a Pechino. Dalla Cina infatti era arrivata la richiesta al Giappone di rifiutare la visita della Kadeer, negandole il visto di ingresso. La Kadeer è sbarcata a Tokyo questa mattina alle 6:30, direttamente da Washington. E’ probabile che la donna voglia sfruttare la visita per “attirare l’attenzione della comunità internazionale e chiedere sostegno per i diritti della minoranza musulmana” dopo i violenti scontri che sono avvenuti all’inizio di luglio nella regione cinese dello Xinjiang. Per il governo cinese negli scontri sono morte circa 200 persone, mentre Rebiya Kadeer parla di migliaia di morti. Domani mattina la donna terrà una conferenza stampa. Previsto anche un incontro con Taro Aso, ma per motivi di sicurezza non sono stati resi noti i dettagli dell’incontro. Per la Cina, la Kadeer è una pericolosa terrorista, coinvolta in attività separatiste.

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Discorsi di Obama per imparare l’inglese

Barack Obama

Barack Obama

I discorsi del nuovo Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, stanno diventando dei best-selleer in Giappone, in quanto aiuterebbero ad imparare l’inglese. Il libro “I discorsi di Barack Obama” ha venduto più di 400.000 copie in due mesi. Un risultato eclatante se si calcola che sono pochi i romanzi che riescono a vendere più di un milione di copie all’anno. Yuzo Yamamoto, della casa editrice Asahi Press che ha pubblicato i discorsi di Obama, ha dichiarato: “I discorsi dei presidenti e dei candidati alla presidenza sono perfetti come brani da ascoltare per imparare l’inglese, perché i contenuti sono buoni e le parole sono facili da capire. Soprattutto quelli di Obama. I suoi discorsi sono così commoventi, e usa parole come “yes, we can”, “change” e “hope” che anche i giapponesi riescono a memorizzare”.
Un successo che i discorsi di George W. Bush e di John Kerry non avevano ottenuto.
Tamamoto ha aggiunto: “In Giappone non abbiamo politici che esercitano un’influenza così positiva. Ecco perché dobbiamo guardare a un presidente straniero come a qualcuno in cui riporre le nostre speranze”. Il libro, che costa 1.050 yen, contiene i discorsi che Obama ha tenuto alla Convenzione Nazionale Democratica del 2004 e alle primarie del partito Democratico, con la traduzione in giapponese. Allegato al testo c’è un cd con i discorsi da ascoltare,
Yamamoto è molto soddisfatto del risultato che il libro sta ottenendo ed ha raccontato che “i lettori hanno mandato lettere in cui dicevano che, sentendo i discorsi, si sono commossi e hanno pianto, pur non comprendendo molto bene l’inglese”. La casa editrice ha intenzione di pubblicare un altro testo che contenda il discorso inaugurale tenuto dal Presidente Obama durante la cerimonia di insediamento lo scorso 20 gennaio, il discorso di John F. Kennedy del 1961 e una lettura del discorso inaugurale di Abramo Lincoln, tenuto a Gettysburg nel 1863.

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Scoppia l’Obama-mania in Giappone

L’elezione di Barack Obama come presidente degli Stati Uniti non è passata inosservata nemmeno in Giappone, dove nelle ultime settimane stanno andando letteralmente a ruba le maschere con il volto del nuovo presidente.
La Ogawa Rubber, stabilimento a nord di Tokyo, produce maschere che raffigurano celebrità e politici e da dicembre sta continuando a realizzare maschere di Obama, che sono richieste sempre di più dalla popolazione. L’azienda ha infatti dichiarato che nell’ultimo mese sono state prodotte e vendute più di 2.500 maschere del presidente americano.
Ed è la prima volta che l’azienda si trova a fronteggiare una simile domanda di uno stesso prodotto, tanto che, secondo le previsioni, la maschera di Obama supererà il primato dell’articolo più venduto finora, la maschera dell’ex primo ministro giapponese Junichiro Koizumi.
Takahiro Yagihara, il direttore esecutivo, ha dichiarato: “Credo che diversamente dalle maschere dei politici giapponesi, quella di Obama irradi qualcosa che cattura i cuori delle persone. Penso che in molti sentano questa energia”. Le maschere costano 2.200 yen (circa 18 euro) e si possono acquistare nei negozi di giocattoli e di costumi di tutto il paese.

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L’attacco di Pearl Harbor

Il 7 dicembre scorso era l’anniversario dell’attacco di Pearl Harbor, che è avvenuto 67 anni fa da parte del Giappone ai danni degli Stati Uniti, durante la seconda guerra mondiale. Le forze navali giapponesi attaccarono la base navale statunitense di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii. L’azione fu condotta senza una dichiarazione di guerra da parte del Giappone giapponese. L’attacco fu ideato e guidato dall’ammiraglio Isoroku Yamamoto, che, durante l’operazione, si trovava nella baia di Hiroshima a bordo della corazzata Nagato. L’attacco iniziò alle ore 7:53, dopo l’ordine in codice (Tora, tora, tora) del comandante Mitsuo Fuchida. L’aviazione giapponese riuscì così a distruggere una parte grande della flotta americana.
L’attacco fu compiuto da 360 aerei che erano riusciti ad attraversare il Pacifico su sei portaerei seguendo una rotta segreta ed in silenzio radio.
I giapponesi riuscirono ad affondare o almeno a colpire 18 navi, distruggere o mettere fuori uso 350 aerei. Nell’attacco morirono 2.390 persone e 1.200 rimasero feriti. Mentre sul fronte giapponese le perdite furono decisamente lievi al confronto: meno di 100 morti e circa 30 aerei persi.
Negli Stati Uniti l’attacco di Pearl Harbor da parte del Giappone fu chiamato “il giorno dell’infamia” e per rispondere a questo duro colpo, il giorno dopo il presidente Theodore Roosevelt dichiarò guerra al Giappone.

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Grande successo per la città di Obama

A pochi giorni dall’elezione di Barack Obama come Presidente degli Stati Uniti, c’è una cittadina del Giappone in festa, che sta risentendo positivamente di questo risultato elettorale.
La città in questione si chiama Obama, come il presidente, ed è una città portuale giapponese.
Sin dai primi giorni ha registrato infatti un boom turistico notevole ed inconsueto.
I negozi vendono ogni sorta di souvenir. Il termine “Obama”, in giapponese significa “piccola spiaggia”.
Il paese si trova a 5 ore di viaggio da Tokyo ed è abitato da 32.000 persone.
Il successo di questi giorni deriva proprio da una dichiarazione del nuovo presidente americano, che aveva raccontato: “In un aeroporto giapponese un funzionario doganale, vedendo il passaporto, mi fece notare la strana omonimia con la cittadina nipponica. Sono originario di Obama, risposi scherzando”.
E così i primi effetti positivi dell’elezione di Barack Obama si riflettono anche in Giappone.

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